I LIBRI CHE NON PUOI NON LEGGERE

Milano, 24 Maggio 2003. Cacchio eravamo l'underground davvero!

C'era già tutto: la performance, lo studio dei media, l'impatto sulla gente e il mio dichiararmi artista!
Ero a Milano per studio, ero forse totalmente inconsapevole e molto molto confusa. Ero partita dalla provincia di Grosseto, qualche anno prima alla ricerca di un percorso formativo per fare la fotografa e ero approdata all'UI la scuola di Fabrizio Ferri di Fotografia, Marketing, arte. E no, non credo di essere stata pronta ma comunque è stato uno dei periodi più belli della mia vita.

Ho studiato con i “top”
dell'arte italiana, della fotografia, della moda, del marketing, del video, ho partecipato a progetti per grandi brand. 
Poi però sono andata via, tornata in Toscana come base sempre e poi l'Inghilterra, il Belgio, la Francia, la Germania e sempre Milano, Milano, Milano, la mia seconda casa, dove ci sono i miei più cari amici...

Col tempo sono diventata VaRu che fa ancora tutto quello da cui è partita...

Mettevo a posto quello che resta di un infinito archivio, in parte costudito in hardisk rotti da recuperare e sono saltate fuori queste fotografie.
Sto scrivendo l'esperienza di Ginevra e  discutendo in qua e in la, in tanti mi chiedono da dove viene, dove nasce il mio “fare performance”, quando io in realtà credo che tutto nel mio lavoro sia sempre stato ed è performance,  dal mio account facebook, alle mie prime mostre fotografiche a Grosseto.  Questo flash back spiega un po di più le mie origini… visto che per troppo tempo ho pensato più a fare che a raccontare.

 
Vivevo in una casa sui navigli una palazzina che alla fine avevamo colonizzato con altri artisti, aveva creato un collettivo, T-Une e per un po di anni fu una figata! 
Organizzammo anche tre eventi o due, perdonatemi ma non ricordo, a capo del collettivo Giuseppe Pillone, Small Fish Agency, mio coinquilino e Signore delle Feste, il suo braccio destro Luigi Carrozzo, oggi Editor per importanti case editrici italiane, sempre mio coinquilino, sì vivevo con due uomini e aveva un sacco di vantaggi, poi in ordine sparso, e non riuscirò mai a ricordare tutti i nomi corretti: la bella e brava Andrea Roldan, oggi fotografa in Brasile, Anna Ferrara, fotografa milanese, Andrea Boc Video maker, Carolina (perdonami Carol non ricordo il cognome e non so dove sei di bello), Ernesto di Gennaro Fotografo e moltissimi altri.

T-une era l’evento di arte annuale nei nostri appartamenti nel condominio con le terrazze a schiera: aprivamo le nostre case e ne facevamo gallerie, forse siamo stati i primi in Italia o forse ci batté la Spagna.

Così feci un sacco di lavori per questo collettivo e il suo grande evento annuale, uno fu questo: Barboni, da cui venne realizzato un video proiettato durante una serata.

Si trattava di un lavoro collettivo: io e Laura Barenghi chiedevamo l'elemosina nel centro di Milano, poi ci aiutarono anche Andrea Roldan e Valeria Sisto dandoci un po il cambio. Gli altri Anna, Ilaria forse, Francisco, Peppe ma non ricordo chi ci fosse di preciso, scattavano foto e facevano video.

La performance si svolgeva in due fasi:
nell prima chiedevano l'elemosina senza che nessuno vedesse macchine fotografiche e video (era il 2003 non c'era ancora Facebook).
Nella seconda le macchine saltavano fuori, si mostravano palesemente.

Io e Laura avevamo un cartello che recitava:
NON HO FAME
NON HO FIGLI
HO CASA
NON SONO STRANIERA
SONO UN'ARTISTA.
Una banale provocazione sullo status della figura dell'artista in Italia che mi serviva però a ragionare sugli altri aspetti che avrei incontrato durante la performance. C’era l'aspetto del borderline, del barbone che poi sviluppai con l'Università di Siena in Contact, con le foto scattate proprio a Milano in questi mesi e nei successivi. 
Volevo capire la loro realtà e cosa si provava ad essere trasparenti e ignorati. 
Poi c'era l'aspetto Media, anche su quello per T-une avevo già realizzato Media #, studiando lo sguardo e le reazioni alla decontestualizzazione, al cambio del ritmo visivo ma in questo caso volevo capire come il media, la fotografia, il video influenzassero il nostro comportamento collettivo.

Era già chiaro in me che il nostro narcisismo stava aumentando con l'esplosione del Web, iniziavano ad arrivare piattaforme come myspace e le chat erano già diffusissime.
Cosa accadde?
Dei cinesi si incazzarono da morire perchè non capivano il cartello e pensavano che gli stessi rubando il posto.

Molte persone si avvicinavano e ci chiedevano perchè lo facevamo, altre ci ignoravano totalmente, altre ci offendevano, poche per la verità. Qualcuno ci dette i soldi.



 



Nella seconda fase, quando i fotografi e i video operatori uscivano fuori guadagnai 75 euro in 20 minuti.











 
Purtroppo ho perso (e faccio appello a chi scattava in quei giorni) la foto del signore con capello bianco, doppiopetto e valigetta che lanciava 20 euro cercando con lo sguardo le camere.
Mi perdonino gli autori di queste fotografie che se si autoaccuseranno saranno prontamente citati, ma non ricordo chi scattava.

Cosa accadde dopo?
Realizzammo il video e lo proiettammo durante la serata di T-Une e ricordo che un photoeditor di Cult lo massacrò con stupida superiorità, dicendo che i media stavano oramai diventando una cosa normale, che non influenzavano poi così tanto la nostra vita, avevamo prodotto un anti virus, e che la provocazione sulla figura dell'artista era davvero inutile... 
ci vorrei riparlare adesso dopo 14 anni e l'avvento dei Social.
Ma chi se ne frega!

Noi ci divertimmo!
Così intanto vi ho raccontato un altro pezzettino di un lungo cammino

www.vanessa-rusci-arte.com a questo link altri pezzi... non tutti... aspetto i soldi del Nobel e il tempo della vecchiaia per finirlo!

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